L'uomo invisibile

Una festa Sacra

Testo e regia di Steve Cable

‘L’uomo invisibile’ non si vede. Anzi, è ciò che non si vede, che non appare o traspare sennò in certi luoghi e certi momenti. Una domanda va posta: potrebbe mai essere che, ai giorni d’oggi, l’antica pratica sociale del Teatro, mutandosi e trasformandosi, si possa riscoprire spazio sacro, radura segreta in mezzo al bosco, luogo di Gioco, Trasgressione, Incontro ed Ascolto?‘L’uomo invisibile’ è un viaggio teatrale per pochi spettatori alla volta, un esempio di ‘immersive theatre’ in cui gli spettatori si trovano, letteralmente, immersi in un unico ambiente, chiamasi ‘scena’, insieme agli attori. Questa tipologia di messa in scena non canonica non è nuova per Teatro Argentum Potabile (la prima risale al 1998). E’ un gioco, ma non solo un ‘gioco serio’ come il Teatro è stato definito. Trattandosi del Sacro, diciamo che la posta in gioco è alto. Come nei ‘luoghi deputati’ delle sacre rappresentazioni del medioevo, gli episodi che compongono il viaggio avvengono in ambienti diversi, il che costringe i partecipanti/pellegrini (non ‘spettatori’) ad un continuo spostamento e cambiamento di prospettiva in tutti i sensi.Questa nuova produzione si ispira alla dirompente energia con la quale Il teatro/Vita esce dai confini delle chiese nel medioevo, mutandosi da Dramma Liturgico in Sacra Rappresentazione e al tempo stesso all’ennesimo incontro/ scontro del regista con le visioni di Antonin Artaud. Ed è in omaggio ad Artaud che il sottotitolo da ‘una rappresentazione sacra’ diventa ‘una festa sacra’, una festa insolita, intima, giocosa e gioiosa, non ‘reale’ ma nemmeno irreale, forse - semplicemente - un’altra realtà, più reale del ‘reale’, attorno a noi.